Il mattone pieno: un prodotto antico da riscoprire

Scritto da: Adriana De Nichilo

Quando penso alla parola “mattone” si affaccia nella mia mente l’immagine di un muro di cinta di una città, segnato dalla vegetazione e dallo scorrere del tempo ma comunque solido e inattaccabile. Questa “visione” non è solo frutto dell’immaginazione ma è in qualche modo legata alle reali caratteristiche di questo elemento da costruzione, utilizzato già nell’antichità.

Tra le principali qualità del mattone possiamo ricordare la resistenza al gelo, all’umidità e alle alte temperature nel caso di incendi. Nel corso dei secoli viene sempre di più preferito alla pietra in quanto più facilmente trasportabile. In cantiere risulta più facile da lavorare e con una semplice martellina è possibile ricavare diverse sottounità.

L’uso del mattone si diffonde soprattutto in regioni dove sono presenti cave di argilla e in società solide in grado di gestire l’intero processo produttivo: dall’estrazione dell’argilla, alla formatura dei singoli elementi, dalla cottura ad alte temperature alla posa in opera.

Elementi ottenuti per spacco di un mattone intero 1

Ma facciamo un piccolo passo indietro…perché il mattone risulta essere così resistente e durevole nel tempo? Uno dei motivi va ricercato nei materiali di cui è costituito.

Il mattone si ottiene a partire da una miscela di minerali argillosi, componenti inerti e sostanze fondenti, cotti ad elevata temperatura. L’interazione tra le particelle di argilla e l’acqua rende il materiale plastico e facilmente lavorabile durante la formatura. Gli inerti, generalmente quarzo, hanno il compito di ridurre il ritiro durante l’essiccazione e la cottura. Le sostanze fondenti invece permettono di legare il materiale e ridurne la porosità.

Per la produzione dei laterizi si usano generalmente argille comuni ricche di ossidi di ferro che danno origine al tipico colore rosso.

Dopo la lavorazione, l’impasto viene inserito all’interno di stampi e costipato con le mani dagli operai. In alcuni casi è persino possibile cogliere su una delle facce maggiori i segni lasciati dalla mano che ha lisciato l’impasto. Solo a partire dalla seconda metà dell’Ottocento la foggiatura viene realizzata a macchina. I mattoni risultano meno porosi, di forma e dimensione più regolare di quelli realizzati a mano.

La cottura dei mattoni avviene a temperature tra i 900 e i 1000°C. Il prodotto finale risulta duro e fragile, con una buona resistenza a compressione ma scarsa resistenza a trazione.

Basilica di Sant’Ambrogio a Milano 2
L’edificio è un emblematico esempio dello stile romanico lombardo sia per la logica strutturale adottata sia per scelta di materiali locali di costo contenuto.
Il paramento murario è realizzato in mattoni rossi con membrature in ceppo d’Adda.

La resistenza di una muratura nel tempo non è da ricercare solo nelle caratteristiche proprie di ogni singolo mattone ma anche e soprattutto in una corretta tecnica di posa. Ogni elemento contribuisce a garantire il comportamento monolitico della struttura.

Quando il mattone è lasciato a vista, lo schema costruttivo risulta evidente ai nostri occhi e non a caso possiamo parlare di “tessitura muraria”; da lontano la muratura ci sembra omogenea ma, man mano che ci avviciniamo, iniziamo a coglierne le unità minime, organizzate per svolgere al meglio la loro funzione portante.

Muro in mattoni, Lehrter Straße Berlino 3
Basilica di Santo Stefano a Bologna: vista sul cortile interno.
Sulla facciata della chiesa del Santo Sepolcro il mattone viene utilizzato non solo con funzione portante ma anche a scopo ornamentale. Le decorazioni geometriche, distribuite per fasce orizzontali, sono applicate come un mosaico e vengono accentuate dalle variazioni cromatiche delle singole tessere 4

Il formato di mattone a noi più conosciuto è quello rettangolare, giunto fino a noi a partire dal Medioevo con dimensioni pressoché invariate. Si tratta di una forma particolarmente maneggevole: con una mano viene impugnato il singolo pezzo e con l’altra si può stendere la malta.

La lunghezza e larghezza sono l’una il doppio dell’altra più uno/due centimetri per il giunto verticale. Lo spessore invece non è generalmente modulare ma determinato da aspetti produttivi come la tipologia di argilla a disposizione.

Tra le tecniche di posa più comuni ricordiamo quella “in spessore”, con la lunghezza disposta parallelamente al paramento e quella “in chiave”, con la costa (la dimensione in larghezza) orientata perpendicolarmente all’andamento del muro.

Nel caso in cui i muri siano costituiti interamente di mattoni, lo spessore della muratura è un multiplo della larghezza del mattone (la cosiddetta testa). Si avranno pertanto muri ad una, due, tre o più teste a seconda della funzione svolta e del carico a cui sono sottoposti.

Anche il periodo storico e l’area geografica influiscono sulla varietà di tecniche di posa; nell’immagine qui sotto ho riportato alcuni esempi per farvi meglio comprendere le tipologie di posa più comuni.

Tipologie di posa di paramenti murari: in foglio(a), a una testa (b,c), a due teste (d,e,f,g,), disposizione alla “gotica (h), disposizione alla “fiamminga” (i) 5
Tipologie di posa di paramenti murari: a tre teste (a,b,c,d), a quattro teste (e, f)6

Per garantire un comportamento monolitico all’intera struttura è molto importante l’esecuzione dei giunti tra due o più muri (giunzioni a spigolo nel caso di legame tra due muri, a martello e a croce in caso di raccordo di tre o quattro muri).

Normalmente la giunzione avviene ad angolo retto ma non in tutte le fabbriche risulta possibile. Nel caso in cui il nodo da realizzare presenta angoli acuti o ottusi il mattone viene frammentato. In questo caso occorre comunque garantire la maggiore superficie possibile di contatto tra i mattoni e allo stesso tempo alternare il più possibile i giunti verticali.

Indicazioni per una corretta esecuzione del raccordo ad angolo retto tra paramenti murari 7

Dalle precedenti considerazioni, risulta chiaro il perché il mattone fosse un prodotto particolarmente amato dagli antichi al punto che non si esitava a riutilizzarlo. In molti edifici storici infatti è possibile trovare, all’interno della stessa apparecchiatura muraria, mattoni di epoche diverse, le cui leggere differenze possono essere colte solo da un osservatore esperto.

Palazzo Carignano (1679-1685): vista sulla corte interna – Architetto Guarino Guarini8

Ad essere messa in evidenza non è solo la resistenza del materiale ma anche la sua bellezza, in alcuni periodi storici più che in altri.

Ad esempio l’architetto Guarino Guarini sceglie il mattone facciavista per il Palazzo Carignano coniugando l’estetica data dal colore e dall’apparato decorativo all’economia della fabbrica.

Moltissimi architetti ancora oggi scelgono di rendere il mattone protagonista delle loro architetture, alcuni attribuendogli il ruolo di elemento portante, altri esaltandone unicamente le caratteristiche nell’involucro decorativo.

Nei prossimi articoli mi piacerebbe proporvi qualche esempio di architettura contemporanea in mattoni; se state pensando già a qualche edificio in particolare, vi invito a suggerirlo nei commenti.

A presto!

Note:

1 – Illustrazione tratta da C.Amerio, G.Canavesio, Tecniche ed elementi costruttivi, SEI, Torino, 2001

2, 3, 4, 8 – Immagini scattate dall’autore dell’articolo

5, 6, 7 – Illustrazioni tratte da G.Carbonara, Trattato di restauro architettonico, Utet, 2001

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